La cefalea si può definire come una situazione di dolore localizzato in una o più aree del capo. Essa rappresenta di per sé una condizione di urgenza sia se la si considera come sintomo di un’altra patologia (cefalea secondaria) sia se la si considera come malattia stessa (cefalea primaria).
La cefalea acuta può mascherare o essere il sintomo sentinella di varie patologie, tra cui le più insidiose sono i disturbi cerebrovascolari e i tumori cerebrali. Pertanto è molto importante effettuare una rapida valutazione diagnostica. Seguendo le linee tracciate dalle classificazioni internazionali delle cefalee, è necessario separare le cefalee primarie (emicrania, cefalea tensiva e cefalea a grappolo) dalle cefalee secondarie (per esempio cefalea post-traumatica).
Emicrania
Nel 33 per cento dei casi si presenta nella forma di emicrania con aura (un insieme di sintomi, per lo più disturbi visivi, che preavvisano l’arrivo dell’attacco emicranico) e nel 75 per cento dei casi nella forma di emicrania senza aura; è una malattia che colpisce il 12 per cento della popolazione; l’età maggiormente colpita è tra i 20 e i 40 anni. Circa il 20 per cento dei soggetti emicranici presenta ambedue le forme. Meno dell’1 per cento degli attacchi consta della sola aura, non seguita dall’attacco di emicrania. Il sesso femminile è colpito tre volte di più di quello maschile.
Cefalea alimentare
Alcuni alimenti e bevande sono in grado di scatenare o peggiorare una cefalea. Questo tipo di mal di testa, che può trasformarsi in una vera e propria crisi di emicrania, dura da 4 a 72 ore; il dolore è molto più intenso di quello legato a una cefalea da stress. Ma il cibo non ha sempre un’azione negativa: carni, verdure fresche e alimenti ricchi di magnesio, infatti, eserciterebbero un’azione di prevenzione sulla cefalea.
Secondo studi americani, circa il 20 per cento di tutti i mal di testa ha a che fare con certi alimenti o con la combinazione di cibi specifici. La questione non è ancora del tutto chiara, ma pare che alcune sostanze chimiche presenti in certi cibi possano causare una dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali nelle persone predisposte all’emicrania.
Sembra, quindi, che sia questa vasodilatazione, piuttosto che il cibo in sè, la causa delle cefalee alimentari.
Cefalea tensiva
Ha una distribuzione nella popolazione generale superiore al 75 per cento, indifferente tra i sessi e con età di insorgenza variabile. Il 35 per cento dei soggetti affetti da cefalea tensiva presenta una frequenza delle crisi medio-alta (più di 36 crisi/anno).
Cefalea a grappolo
Si presenta in circa l’uno per mille della popolazione con una definita preponderanza per il sesso maschile (M:F=5:1). L’età di insorgenza è compresa tra i 20 e i 40 anni. In circa l’85 per cento dei soggetti con cefalea a grappolo la condizione è di tipo episodico e nel 15 per cento è cronica. La storia naturale della cefalea a grappolo è capricciosa e variabile. La forma episodica può tendere alla cronicizzazione (5 per cento), mentre la forma cronica può clinicamente regredire in forma episodica (20 per cento).
Sintomi emicrania con aura
Isintomi che caratterizzano l’aura emicranica si presentano di solito nella fase precedente l’insorgenza del dolore tipico dell’attacco emicranico e sono rappresentati nel 99 per cento dei casi da sintomi visivi (zigzag luminosi, annebbiamento del campo visivo dal lato colpito dal dolore), talora associati a difficoltà nel parlare (33 per cento) e più raramente a disturbi nella motilità (6 per cento). L’aura interessa alternativamente solo un emisoma (metà del corpo) e presenta una durata variabile tra 5 e 60 minuti.
Sintomi emicrania senza aura
Gli attacchi di emicrania hanno una durata variabile tra 4 e 72 ore; sono monolaterali (spesso), con dolore di tipo pulsante, di severa o moderata intensità, talora aggravato dallo sforzo fisico; il dolore spesso è associato a nausea, fotofobia (fastidio per la luce) e fonofobia (fastidio per i rumori).
Sintomi cefalea tensiva
Le crisi di cefalea tensiva hanno una durata variabile da 30 minuti a 7 giorni.
Se i giorni di cefalea sono inferiori a 180/anno (15 giorni/mese per 6 mesi), si deve parlare di forma episodica, altrimenti se sono superiori a 180/anno, la si può definire forma cronica.
Il dolore è di tipo prevalentemente oppressivo, di moderata-lieve intensità, spesso a localizzazione bilaterale, non aggravato dall’attività fisica. La nausea è assente, ma possono essere presenti la foto e fonofobia.
Sintomi cefalea a grappolo: gli attacchi di cefalea a grappolo si presentano tipicamente raggruppati in uno o più periodi di varie settimane (grappoli), separati da periodi di remissione di mesi o anni. Gli attacchi hanno durata variabile tra 15 e 180 minuti e presentano una cadenza variabile tra uno ogni due giorni ed otto attacchi al giorno.
Il dolore è molto severo e rigidamente localizzato all’occhio, alla tempia e alla mandibola.
Gli attacchi sono associati a lacrimazione, arrossamento congiuntivale, congestione nasale, miosi (restringimento della pupilla), abbassamento della palpebra, sempre omolateralmente alla sede dell’attacco doloroso di cefalea a grappolo.
Si possono inoltre indurre attacchi aggiuntivi mediante somministrazione di alcool, istamina o nitroderivati.
Non c’è una causa unica dell’attacco dell’emicrania. Bisogna immaginare una “soglia” per l’emicrania, che è determinata da un corredo genetico individuale. Questa soglia viene abbassata o alzata da fattori esterni, così come da cambiamenti interni a livello cerebrale. Si combinano diversi fattori scatenanti, che possono oltrepassare la soglia e scatenare un attacco di emicrania. Tra questi possiamo menzionare:
- insufficiente apporto di cibo;
- cibi specifici (cioccolata, insaccati, monosodioglutammato, alcolici, formaggi stagionati);
- alterazioni del sonno;
- dolore al collo ed alla testa;
- trigger emozionali;
- fattori ambientali (condizioni atmosferiche, luce, odori forti);
- cambiamenti ormonali;
- malattie.
Pertanto, secondo le teorie più recenti, i fattori scatenanti, nei soggetti emicranici, vanno ad agire su un ipotetico “generatore” dell’emicrania, inducendo una cascata di eventi neurochimici. Questi ultimi attivano il sistema trigeminovascolare (un sistema che, attraverso il nervo trigemino, conduce gli stimoli dal cervello ai vasi sanguigni cerebrali) che, a sua volta, attiva le vie centrali del dolore.
Cause cefalea tensiva
Gravi incertezze oscurano la comprensione delle cause e dei meccanismi della cefalea tensiva. La tendenza attuale è quella di interpretare la cefalea tensiva sempre più come frutto di meccanismi psicopatologici che come conseguenza di disturbi di biologia molecolare. Un’elevatissima quota di questi pazienti (85 per cento) sembra presentare almeno un evento significativo da stress psicosociale.
Cause cefalea a grappolo
É ormai accertato che, nei soggetti affetti da cefalea a grappolo, sia presente una predisposizione genetica: l’assenza dell’antigene HLA-B14 comporta una mancata protezione verso la malattia. La cefalea a grappolo è probabilmente scatenata dalla disfunzione di un centro del cervello (nucleo sovrachiasmatico), che rappresenta l’orologio biologico nei mammiferi.
Prevenzione emicrania
Ifattori scatenanti sono diversi, tuttavia, un soggetto affetto da emicrania può comunque identificarli ed evitarli, riducendo in questo modo la frequenza degli attacchi.
Prevenzione cefalea tensiva
Un modo utile per evitare il ripetersi troppo frequente degli attacchi di cefalea tensiva sarebbe tentare di ridurre, per quanto possibile, gli stress di natura psicologica.
Prevenzione cefalea a grappolo
Non esiste un modo per evitare che insorga la cefalea a grappolo. Tuttavia, dopo aver subito il primo episodio ed essere stato individuato dal medico come soggetto affetto da cefalea a grappolo, il paziente, all’inizio del successivo episodio, deve iniziare la terapia al primo accenno dei sintomi e ridurre così, il più possibile, la durata del grappolo.